L'anima di Giulio Cesare a Largo Argentina
Come molti di voi già sapranno Largo Argentina, a due passi dal ghetto e da Piazza Venezia, è conosciuta nella storia come il luogo in cui Giulio Cesare venne assassinato da Publio Servilio Casca Longo insieme ad alcuni congiurati e complici, tra cui uno dei figli di Cesare stesso, Bruto, a cui sono dedicate le sue ultime parole famose: "Tu quoque, Brute, fili mi!" (Anche tu, Bruto, figlio mio!).

La leggenda di Cesare e Ade
Una vecchia leggenda narra che dopo l'uccisione di Giulio Cesare la sua anima arrivò sulle rive del fiume Acheronte dove Caronte gli chiese una moneta per poter attraversare il fiume. Cesare rifiutò, rimanendo così sulle rive del fiume, in un limbo a cavallo tra la vita e la morte. Con il passare del tempo Giulio Cesare vedeva arrivare le anime dei suoi vecchi soldati e tutti gli obbedivano, rifiutando di dare la moneta a Caronte pur di rimanere al fianco del loro comandante. In breve tempo riuscì a formare un vero e proprio esercito con cui voleva dichiarare guerra all'Olimpo. Non fece in tempo a prendere iniziative che sulle rive del fiume arrivò un'anima molto particolare: Cleopatra, la donna amata da Cesare in vita. Ade, che osservava da tempo il dittatore romano, si fece avanti per accogliere la regina d'Egitto. Così facendo si incontrò direttamente con Cesare, ed innervositosi fece catapultare metà dell'esercito formato da quest'ultimo, mandandolo dall'altra parte del fiume. Giulio Cesare però non si tirò indietro, con uno sguardo di sfida, convinse Ade ad annientarlo definitivamente. Quest'ultimo però venne fermato da Cleopatra, che anzi disse al dio di premiare il militare romano per il suo coraggio e la sua forza. Ade allora decise di accontentarla, ma a modo suo. Prese l'anima di Cesare e la infilò nel corpo di un gatto, animale sacro che aveva accompagnato Cleopatra, e lo rimandò a Roma, proprio nel punto dove egli era morto, assieme a tutti i suoi soldati più fedeli.
