Le oche del Campidoglio

28.12.2020
Campidoglio
Campidoglio

Il Campidoglio, uno dei sette colli su cui venne fondata Roma, è uno dei luoghi simbolici della capitale sia per la sua posizione centrale nella città, a pochi passi da Piazza Venezia, Circo Massimo, Colosseo e Fori ed al fianco della basilica di Santa Maria in Ara coeli, sia per il fatto che ospita i Musei Capitolini, che, tra quelli aperti al pubblico, è il museo più antico del mondo (risalente al 1471) e racchiude gran parte dei cimeli e delle storie inerenti all'antica Roma

La prima funzione del colle, prima che venisse abitato, era quella di far cadere giù i traditori, essendo prorompente tra il foro ed il fiume Tevere. Poi, secondo la tradizione Romana, venne abitato per la prima volta dai Greci guidati da Ercole. A livello storico, invece, ci sono giunte delle prove di abitazioni sin dall'età del bronzo, come hanno testimoniato alcune ceramiche scoperte proprio nello scavo sotto il colle. Secondo lo storico Tacito, poi, il colle assunse ancor più importanza con l'aggiunta di questo da parte di Tito Tazio nella Roma Quadrata ed il restauro sotto il re Tarquinio Prisco. Il luogo ebbe sempre più importanza e centralità nei progetti romani nelle epoche successive (Repubblicana ed Imperiale). Tra le tante storie e gli aneddoti, è famosa una leggenda, tramandata per secoli, che riguarderebbe delle oche nel Campidoglio. 

La leggenda delle "Oche del Campidoglio"

I Galli di Brenno assediavano Roma e cercavano un modo per penetrare nel Campidoglio: qui si erano rifugiati i romani che non erano fuggiti a Veio o a Caere all'arrivo degli assalitori. Il condottiero romano Marco Furio Camillo era in esilio ad Ardea a causa delle sue posizioni anti-plebee. Un messaggero, mandato dai romani di Veio prima a Roma e poi ad Ardea per richiamare il generale, era riuscito ad entrare sul Campidoglio nonostante l'assedio. Avendolo seguito, i Galli stavano per riuscire, di notte, ad entrare nel Campidoglio. Le oche, unici animali superstiti alla fame degli assediati perché sacre a Giunone, cominciarono a starnazzare rumorosamente avvertendo del pericolo l'ex Console Marco Manlio e i romani assediati. L'assedio fu così respinto e l'imminente arrivo di Camillo cominciò a ribaltare le sorti della guerra a favore dei romani: i Galli cominciarono a subire le prime sconfitte mentre l'esercito del condottiero avanzava da Ardea. Gli assedianti cercarono quindi un compromesso: a fronte di un tributo pari a mille libbre d'oro, questi avrebbero tolto l'assedio. I romani, al momento di pagare, si accorsero che le bilance erano truccate e, alle loro rimostranze, Brenno, in gesto di sfida, aggiunse la sua spada alla bilancia pretendendo un maggiore peso d'oro e pronunciò la frase "Guai ai vinti!". Mentre i romani chiedevano tempo per procurarsi l'oro che mancava, Camillo raggiunse Roma con il suo esercito. Una volta di fronte a Brenno, gli mostrò la sua spada e gli urlò in faccia: "Non con l'oro, ma con il ferro, si riscatta la patria".

Secondo la tradizione, in seguito a questo episodio si procedette alla costruzione del Tempio di Giunone Moneta ("Moneta" = che avverte, che ammonisce), che sorgeva proprio in luogo del cortile dove dimoravano le oche.


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